Le parabole di Gesù sono uno specchio di una realtà senza tempo. Così, a questo banchetto di nozze tutti sono invitati, cioè il Regno di Dio (quello in cielo e quello in terra!!) è davvero per tutti, non ha confini di luogo o di appartenenza: tutti i popoli sono ‘eletti’, chiamati a far parte di un’unica famiglia universale, destinata ad abitare in mitezza e in pace. Unica condizione estremamente necessaria è indossare l’’abito nuziale’. Penso che indossare l’abito nuziale possa significare seguire la regola base del Regno, ossia amare, amare Dio e il prossimo come se stessi, secondo le parole delle Beatitudini. Ecco, quindi, che avere l’abito da nozze comporti avere rispetto per la vita e per la dignità di ogni uomo, non accettare mai l’indifferenza di fronte alla sofferenza, al ‘grido della terra e del povero’!
(Mt 22, 1-14)
La parabola di oggi si compone di due parti di diseguale lunghezza. La prima riprende il tema doloroso (anche per Gesù) del rifiuto di Israele “invitato alle nozze”, rifiuto che nella storia si è poi ripetuto ed esteso. La seconda, finale e più breve, colpisce per il trattamento inflitto all’invitato sprovvisto dell’abito prescritto. Verrebbe qui in mente l’ostracismo post-sessantottesco, ancora ben presente al nostro tempo, nei confronti delle forme, dell’adeguatezza dell’abbigliamento ai luoghi e alle circostanze, ma su questo non mi soffermo. Non vale l’ipotesi “ma forse quello era un poveretto che l’abito nuziale non l’aveva”. In una casa ricca (qui addirittura regale) prima della sala del banchetto c’era una specie di guardaroba con appesi gli abiti per gli invitati, da indossare prima dell’ingresso in sala. L’individuo buttato fuori “a piangere e a digrignare i denti” è uno che si è infischiato di quanto prescritto dalle regole, e ha mancato gravemente di riguardo verso chi lo aveva invitato.
Viene qui subito in mente il parallelo col banchetto eucaristico, in particolare oggi, festa di s. Pio X. Nel suo benemerito Catechismo è precisato l’ “abito nuziale”: 1) essere in grazia di Dio, 2) sapere e pensare che cosa si va a ricevere, 3) essere a digiuno della mezzanotte (poi modificato).