Giovedì 21 agosto

(Mt 22, 1-14)

Un commento

  1. La parabola di oggi si compone di due parti di diseguale lunghezza. La prima riprende il tema doloroso (anche per Gesù) del rifiuto di Israele “invitato alle nozze”, rifiuto che nella storia si è poi ripetuto ed esteso. La seconda, finale e più breve, colpisce per il trattamento inflitto all’invitato sprovvisto dell’abito prescritto. Verrebbe qui in mente l’ostracismo post-sessantottesco, ancora ben presente al nostro tempo, nei confronti delle forme, dell’adeguatezza dell’abbigliamento ai luoghi e alle circostanze, ma su questo non mi soffermo. Non vale l’ipotesi “ma forse quello era un poveretto che l’abito nuziale non l’aveva”. In una casa ricca (qui addirittura regale) prima della sala del banchetto c’era una specie di guardaroba con appesi gli abiti per gli invitati, da indossare prima dell’ingresso in sala. L’individuo buttato fuori “a piangere e a digrignare i denti” è uno che si è infischiato di quanto prescritto dalle regole, e ha mancato gravemente di riguardo verso chi lo aveva invitato.
    Viene qui subito in mente il parallelo col banchetto eucaristico, in particolare oggi, festa di s. Pio X. Nel suo benemerito Catechismo è precisato l’ “abito nuziale”: 1) essere in grazia di Dio, 2) sapere e pensare che cosa si va a ricevere, 3) essere a digiuno della mezzanotte (poi modificato).

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