10 Marzo – 1° domenica di Quaresima

Ripenso a quando, in seminario, arrivando verso l’ordinazione, mi facevo propositi di vita: disponibilità a tutti e preferenza per i poveri, assiduità nella preghiera, tempo dedicato in particolare ai giovani, la fraternità con i miei compagni di cammino.. son bastati alcuni mesi per farmi scricchiolare e dopo i primi anni già mi son trovato a fare i conti con le scelte fatte stando dentro una realtà quotidiana tutt’altro che rosea e sempre favorevole. La tentazione se ne sta proprio lì accovacciata tra il tuo ideale e la realtà su cui devi stare e scegliere. È giusto puntare in alto e avere nobili obiettivi, poi però bisogna onestamente fare i conti con le proprie forze e motivazioni, perché queste ti permettono di mantenere fede agli impegni presi e all’ideale che segui. Gesù entra nel deserto prima di iniziare il suo peregrinare tra cuori in cerca pace e vite in cerca di verità. Sa che non sarà facile e sempre favorevole il clima che incontrerà la sua predicazione e la Buona Notizia che vuole annunciare. Il deserto è il luogo della verità, il luogo dove la tentazione di manifesta per forgiare le sue motivazioni, la palestra dove imparare a mantenere fede a se stessi e a ciò che si vuole essere. Il deserto è necessario per fare amicizia con la nostra fragilità e per scoprire che possiamo conviverci facendo leva sulla forza dello Spirito che ci abita. Mi fa impressione come nel Vangelo ci venga mostrato un Gesù ormai inerme: non ha nemmeno più la forza di opporre resistenza ad un diavolo che lo trascina prima in alto e poi a Gerusalemme. Solo una forza è rimasta a Gesù dopo il digiuno di 40 giorni: non la forza di volontà e neppure quella fisica ma la forza dello Spirito che lo abita e lo fa controbattere al male che si traveste da bene assoluto. Ecco cosa vuol dire fare i conti con la propria fragilità: non restarne vittime piagnucolanti ma saperne essere consapevoli per acquisirne l’unica arma che ci permette di non fare di essa il nostro punto debole: lo Spirito. La Quaresima è questo tempo e ne abbiamo estremo bisogno, perchè la tentazione di calarci dentro l’illusione per scappare da quella realtà che non è come l’avevamo immaginata, è perennemente alla nostra porta. La tentazione che fa leva sul divario tra ciò che volevamo e ciò che abbiamo o siamo diventati, è perennemente agguerrita contro di noi. Eppure Gesù ci mostrerà che ogni nostra vita può essere trasformata in una occasione, che non esistono storie già condannate all’infelicità. Per viverci così abbiamo bisogno di entrare nel deserto, quel deserto fatto di un Silenzio/Relazione, di digiuno da ciò che ci fa sentire forti e padroni di tutto, controllori di ogni cosa, gestori assoluti della nostra vita. Viviamo in un mondo dove è evidente che il criterio di scelta non sia il bene ma il tornaconto personale. Fa impressione come la corruzione, la disonestà e la falsità aleggino nei luoghi di potere, ma fa impressione anche vedere come la nostra vita è succube di questa tentazione alla vita facile, al successo, al bisogno di consensi e ammirazione che abbiamo. Più la posta in gioco è alta e più la tentazione si fa forte. Il Vangelo stesso conclude dicendo che il diavolo si allontana ma solo momentaneamente. Il male c’è, ci sarà sempre sulla terra e ci farà sempre la corte. Entrare nel deserto significa imparare a non prenderne paura, a scoprire l’arma potente che abbiamo e che si chiama Spirito e ad aggrapparci a Lui, roccia invincibile. Bellissime le parole con cui si conclude la seconda lettura “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. Sono convinto che tutti ci siamo sentiti come Gesù anche se non abbiamo digiunato 40 giorni: sfiancati e senza forze, provati da esperienze negative che abbiamo giudicato essere troppo per noi, senza forza per reagire e risollevarci. La Preghiera, il Digiuno e la Condivisione della Quaresima ci ricordino sempre, soprattutto in quei momenti, di invocare il Suo nome per vedere germogliare in noi la Sua Salvezza che scaccia il male e ci ridona forza.