Giovedì 25 settembre

“Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.” Erode rappresenta ciascuno di noi quando ci limitiamo a guardare con occhi pigri, stanchi, abituati al tutto subito e al qui e ora. Erode parla come colui che è abituato ad essere in alto, sopra gli altri, a ottenere tutto quello che vuole. Ma Gesù non riesce a vederlo. Non ci riesce perché non ha gli occhi puri.
Possiamo guardare Gesù con gli occhi che riescono con semplicità e silenzio a guardare l’alba, i tramonti, gli orizzonti del mare, le vette dei monti, gli spettacoli della natura, il sorriso di un bambino. E possiamo e dobbiamo educarli ad una cosa semplice. Ciò che guardo non è mio: è un dono da contemplare, da celebrare. Solo uno sguardo contemplativo e umile troverà Gesù e il Padre.

Lc 9,7-9

Un commento

  1. “Cercava di vederlo”. La cosa si ripeterà durante la passione: Erode vorrà vedere Gesù sperando che questi faccia qualche miracolo in sua presenza. Si tratta di una curiosità completamente sterile, della quale è pieno anche il mondo di oggi. Si osservano le vicende e le prese di posizione della Chiesa, si aspettano dichiarazioni del Papa, ma senza partecipazione, senza alcuna disposizione a cogliere quello che contengono di bene.

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