Capita che durante una cena tra amici parte la chiacchierata di alcuni educatori professionisti e scopri che esiste la “callosità emotiva”, definita come “una condizione psicologica caratterizzata da un ottundimento o piattezza delle emozioni, in particolare quelle legate a paura, tristezza, colpa e vergogna. Questa ridotta capacità di provare o esprimere emozioni si manifesta con una mancanza di empatia, un minore senso di colpa, e un stile relazionale freddo, indifferente e distaccato. Questo atteggiamento può portare a comportamenti aggressivi e ha implicazioni importanti a livello prognostico e per lo sviluppo di disturbi comportamentali, come quelli legati alla psicopatia e al bullismo.” (Così la definizione di IA). La cena è stata lunedì sera e martedì mattina, ancora colpito da questa scoperta, mi imbatto in queste letture bellissime e tremende allo stesso tempo, scoprendo che le due cose effettivamente dialogano tra loro, sono una la risposta o meglio la medicina dell’altra. Credo che stiamo vivendo un tempo dove questa “callosità emotiva” guida ahinoi i cuori di alcuni potenti governanti, che hanno trasformato questi anni in un incubo segnato da morti e guerre pericolose. Ma credo anche che la situazione mal gestita e spesso non controllata del flusso migratorio in Italia abbia reso molti cuori dei nostri vicini di casa (se non anche i nostri) affetti da questa cupa sindrome: il rifiuto e la scontrosità verso lo straniero e il diverso, l’incapacità di pensare a nuove strategie di convivenza e a nuovi modelli di accoglienza, ci rende spesso nemici più che fratelli e giustifica atteggiamenti ingiusti e a volte disumani e disumanizzanti che rischiano di diventare prassi e normalità, con il risultato di una infelicità e un clima di tensione che non portano alcun vantaggio a nessun attore di questa scena ormai nazionale. Dai confronti/scontri in Tv di opinionisti (o presunti tali) che urlano esasperati il loro disappunto, ai politici che si rimpallano responsabilità di fronte alle condizioni di precarietà di molti cittadini, assistiamo e ci nutriamo spesso di negatività e di toni rancorosi, che diventano poi contagiosi soprattutto per le persone più fragili. E quanti cadono vittime di questa violenza verbale, si ritrovano il cuore affetto come da un cancro che si rode pian piano la fiducia e la speranza, fino a trovarsi malati di callosità emotiva appunto o di depressione alienante. Le letture sono una bellissima medicina che arriva puntuale per questo tempo storico: se Amos rimprovera chi usa ingiustizia verso i più deboli, San Paolo si spinge oltre e chiede di usare la forza più grande che abbiamo per affidare coloro che ci governano, ovvero la preghiera! Questa come arma contro le ingiustizie, ma soprattutto questa come strumento affinché possiamo dire di voler “condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”, non solo noi ma tutti! Una coscienza che ancora sia capace di discernimento tra il bene e il male e un cuore che prega tenendo alto l’obiettivo per tutti, sono le prime cose che non dovremmo mai perdere. Due elementi che ci aiutano a non soccombere al male o ad una mentalità che giustifica il male, bensì che ci aiutino a restare vigili e attivi per la dignità e il bene nostro e di tutti. Due elementi che diventano un vaccino contro la callosità emotiva e contro la violenza verbale e di pensiero. Così possiamo interpretare anche il Vangelo: l’amministratore sposta l’attenzione da sé agli altri. Non importa perché lo fa, se per convinzione o paura, ma lo fa, rende giustizia, cambia atteggiamento e questo è un primo passo che Gesù loda! La ricchezza, prima causa di tanti mali di ieri come di oggi, è quel tarlo che abbiamo in testa tutti (chi in un modo chi in un altro) e ci porta a perdere di vista ciò che davvero conta. Papa Leone, nel messaggio per la giornata dei Migrantes 2025, ha scritto: “Di fronte alle teorie di devastazioni globali e scenari spaventosi, è importante che cresca nel cuore dei più il desiderio di sperare in un futuro di dignità e pace per tutti gli esseri umani. Tale futuro è parte essenziale del progetto di Dio sull’umanità e sul resto del creato.” e invoca di uscire dall’interesse di comunità circoscritte per prendersi a cuore la comunità intera fatta da uomini e donne di ogni lingua, popolo e nazione. Le letture di oggi ci spingono a questo, a rispolverare quegli insegnamenti di giustizia, onestà, attenzione verso i più deboli, accoglienza verso tutti e attenzione al creato che hanno segnato la nostra infanzia, per renderli ora, in questo tempo dove il bene non è più scontato e neppure la compassione, pane quotidiano delle nostre scelte e linguaggio concreto del nostro stile di vita. Oggi più di ieri perché è oggi che questi sono temi attuali e scottanti, più di quanto lo fossero anni fa, e perché oggi più di ieri le nostre scelte possono rendere reale il versetto del salmo oggi ripetuto: Benedetto il Signore che rialza il povero.
Am 8,4-7 Sal 112 1Tm 2,1-8 Lc 16,1-13
Certo!
Dobbiamo essere vigili e combattere l’abitudine che ci porta alla ” callosità emotiva” e poi all’indifferenza.
Grazie a chi ha scritto. Buona Domenica