Le cose peggiori del mondo, immutate nel tempo, si manifestano ancora con impurità, immoralità, passioni e desideri cattivi, cupidigia che è idolatria: di denaro, di potere, di territori altrui… Non sembra cambiato niente da allora. Come non è cambiato l’incoraggiamento del messaggio di Gesù a gettare via tutto questo per rivestirci di un uomo nuovo. Su queste parole ci scontriamo ogni giorno come se ci vedessimo allo specchio, con le stesse problematiche da una parte e le stesse proposte di rinascita di Gesù dall’altra. Sembra non vedersi alcun progresso perché il male fa troppo rumore. Dobbiamo fare nostra la consapevolezza che il bene, anche se nascosto, agisce nel profondo delle relazioni, nel rispetto reciproco, nel tentativo di trovare soluzioni che conducono a nuovi rapporti di riconciliazione, ad aiuti umanitari concreti e coraggiosi. Una consapevolezza che si fonda sul riconoscere che “Cristo è tutto in tutti”.
(Col 3,1-11)
Ognuna delle beatitudini ha il suo corrispondente “guai…”. Mi soffermo sull’ ultima di queste coppie: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno… per causa del Figlio dell’uomo…”, e di contro: “Guai a voi qualora dicessero bene di voi gli uomini tutti…”. Le prove, le sofferenze subite e accettate a causa di Gesù Cristo sono la garanzia del premio nell’altra vita. Invece l’approvazione, il plauso del mondo sono indizio che si è fuori strada. Facile è l’illusione che invece di contrapporre alle idee e ai costumi del mondo l’insegnamento e la prassi cristiani sia più produttivo andare incontro al mondo, cercare un approccio conciliante. In questo modo nessuno si ravvedrà: “Se anche la Chiesa si avvicina alle nostre posizioni, vuol dire che in fondo riconosce che abbiamo ragione noi, che la direzione in cui vanno le cose è la nostra”. E chi ritiene di aver ragione, e se ne vede confermato, non è inclinato a cambiare.