La mia generazione è nipote di coloro che hanno combattuto la guerra e poi si sono rimboccati le maniche per ricostruire la nazione, è figlia di coloro che hanno creato e sostenuto un boom economico poi dilapidato e che, già ora per molti, è solo un ricordo e un miraggio nelle attuali buste paga se messe a confronto con il costo della vita. Siamo cresciuti con la legge del dare il massimo per essere qualcuno, sentendo dirci che studiare e avere una laurea era essenziale per vivere bene ed essere rispettati ma forse nessuno si aspettava che oggi questo paradigma non sarebbe più funzionato e la laurea, in molti casi, è serve solo per una formazione personale. Si è rotta quella logica scontata del Causa-Effetto secondo la quale l’impegno profuso diventa risultato ottenuto e tutto ciò rende a volte frustrati, lede l’autostima e rende talvolta aggressivi e insoddisfatti.
Balsamo per le nostre orecchie ascoltare le letture di oggi, sia la prima che il Vangelo: agli occhi di Dio non esistono dottori, ingegneri e laureati, non esistono monsignori o vescovi, non esistono titoli di alcun tipo ma agli occhi del Padre siamo tutti figli e figlie amati! Io sono non perché ottengo consenso e stima ma io sono perché esisto e in questo mio esistere ho dei doni unici e preziosi che rendono unica e preziosa la mia esistenza. I “Like” sociali esaltano la falsa idea di importanza e di valore delle nostre esistenze e spesso generano illusioni e deludenti aspettative di felicità.
Tutto questo non significa dover giocare al ribasso nella nostra vita come reazione a questo distorto sistema, anzi! Questo cambia la motivazione che ci spinge a dare il meglio: non per un riconoscimento sociale o per un benessere privato ed egoistico bensì per mettere in luce il dono che sono e poterlo gustare prima di tutto io mentre lo metto a servizio del prossimo! Più lotto per ottenere, per dimostrare, per ergermi ai primi posti e più rischio di restare perennemente insoddisfatto da una corsa che non ha fine e non sazia mai la mia bramosia di potere e di riconoscimento. Più vivo nella gratuità del mettere a servizio i doni che possiedo e mi appartengono, più la vita stessa mi ricolma l’animo e il cuore di gratitudine e soddisfazione. A volte mi interrogo su quanto i nostri poveri e già fragili fegati siano sottoposti a stress a causa di questa lotta ad essere qualcuno agli occhi di genitori, di figli, di datori di lavoro, di amici, di amanti.. mentre l’amore vero si fonda sulla capacità di cogliere il bello e il buono lì dov’è e com’è, senza più giusto o sbagliato fondato su attese e pretese ma solo con il nostro essere qui e ora. Non è il riconoscimento degli altri ma il Suo Amore riversato in noi ogni giorno attraverso i canali semplici e allo stesso tempo preziosissimi dei sacramenti e (così dovrebbe essere ma non sono così convinto ne siamo consapevoli) delle comunità cristiane a cui apparteniamo.
Quanto è importante educare un bambino e un giovane poi, nella consapevolezza che è amato e che appartiene al cuore di qualcuno! Solo così saprà camminare dritto nella ricerca del suo posto e, quando avrà sbagliato, saprà che può ricominciare. E se questo amore, per mille motivi a volte molto umani, non è alla base di una vita, ecco che le letture di oggi ci donano la consapevolezza che siamo figli di un Amore più grande e precedente addirittura a quello dei nostri genitori, e proprio questo ci dona la serenità per non vivere alla continua, affannata e a volte snervante ricerca di consensi, per sentirci vivi, per sentirci qualcuno.
L’ultimo posto del Vangelo come l’invito a riempire il proprio banchetto con coloro che non possono ricambiare, ne sono l’esempio più lampante. Ciò che dà gioia è il poter donare se stessi, non è essere riconosciuti e applauditi nel farlo. Umiltà e mitezza chiede il Siracide nella prima lettura e nulla ha a che fare con il disimpegno e la debolezza, anzi! Essere umili ed essere miti è immagine di grande forza e chiede un impegno ben maggiore che vivere nella continua ricerca di sentirci valorizzati dagli altri e riconosciuti.
Alla base di tutto, essenziale e insostituibile, c’è l’Amore che ci rende forti e sicuri, sempre.
Chiediamo la Grazia di sentirci amati, di saper ricucire le eventuali ferite di un passato povero di questo dono e corriamo sempre a nutrirci dello sguardo del Padre che non bada a titoli o glorie “umane” ma ama indistintamente e gratuitamente perché ci riconosce figli/e, sempre e comunque.
Sir 3,17-20.28-29 Sal 67 Eb 12,18-19.22-24 Lc 14,1.7-14