I bambini spesso hanno paura del buio, a volte in questo vedono lupi, streghe e fantasmi, tutte creature cattive che nel loro immaginario possono fare loro del male… e in questa paura restano bloccati nelle loro azioni. Anche noi grandi abbiamo a volte paura, di stare male, di perdere un affetto caro, di non essere abbastanza o di non essere amati… e in queste paure a volte ci blocchiamo. Mi piace pensare che lo spirito impuro di cui parla il Vangelo possa essere anche questo.
Signore, se qualche voce in me continua a non accogliere la Tua Parola e vorrebbe allontanarTi, parla e rivolgi a quello spirito in me la stessa parola detta nella sinagoga: “Taci! Esci da lui!”. Solo così potrò essere finalmente pieno del Tuo Spirito ed essere libero di servirti come piace a te.
Mc 1,21-28
In parole povere, prima di iniziare la sua vita pubblica, Gesù non solo lavorava con il padre putativo, ma anche studiava.
Mi è piaciuto come con la tua riflessione hai interpretato il Vangelo di oggi . Grazie
Dopo lo sfortunato esordio del magistero a Nazareth Gesù fissa la sua residenza a Cafarnao, ove comincia subito a insegnare. I due fatti comprovano 1) che Gesù aveva compiuto i trent’anni, 2) che era cosa riconosciuta che aveva seguito studi regolari e conseguito la qualifica di rabbino. Ciò contribuisce a spiegare la famosa frase di s. Luca 2. 52: “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Queste parole dell’Evangelista non avrebbero alcun senso se riferite alla divinità di Cristo (un Dio che cresce in età…), ma danno sostanza e concretezza alla sua umanità. Per l’età la cosa è ovvia; quanto alla grazia lo è per un altro verso: sopra Gesù uomo c’è lo Spirito Santo, il vero “regista” della vita umana di Gesù; resta la sapienza, che un uomo può conseguire solo studiando (se no, per ben che vada, si arriva alla saggezza). Quindi la notazione di s. Luca “in sapienza” acquista sostanza ammettendo che Gesù abbia seguito veramente gli studi rabbinici, “davanti agli uomini”, cioè in modo palese e certificato. A confermare la cosa concorre anche il fatto, rilevato da s. Marco, che Gesù “insegnava come uno che ha autorità, non come gli scribi”: questi ripetevano secondo la dottrina che si era venuta stratificando nei tempi, Gesù evidentemente dà interpretazioni originali e più convincenti. E la meraviglia e lo stupore suscitati dal nuovo giovane rabbino vengono consolidati dal miracolo che egli opera subito dopo.