Martedì 2 giugno

Oggi è il compleanno della repubblica, ha 74 anni. Auguri.
Il Vangelo, neanche farlo apposta, ci ricorda “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.” Come facciamo noi cristiani a dividerci tra Dio e lo Stato? “Libero Stato in libera Chiesa” una frase che conosciamo molto bene, coniata da Charles Forbes René de Montalembert teorico del cattolicesimo liberale e pronunciata più volte da Camillo Benso di Cavour. I cristiani possono sdoppiarsi in questa maniera? Appartenere allo Stato e a Dio? Si dice che lo Stato è laico così da contrapporlo alla Chiesa e alla religione. Anche il cittadino italiano che si professa cattolico è un laico per lo Stato Italiano, ma non perchè deve rinunciare a far parte della chiesa cattolica. La stessa Costituzione italiana afferma che non ci deve essere alcuna distinzione per motivi religiosi. Tutti i cittadini contribuiscono al miglioramento dello Stato portando il loro contributo sia che siano atei o buddisti o ebrei o cristiani. Proprio in base a questa varietà di valori ogni cittadino può contribuire a rendere lo Stato e la società pluralista e tollerante. Così Gesù messo alla prova ci ricorda che noi “siamo in questo mondo ma non di questo mondo” (Gv. 17,14). Il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre “Dio” e “Cesare”; contrapporre Dio e Cesare sarebbe un atteggiamento fondamentalista, deve piuttosto illuminare la realtà con la luce che viene da Dio. È per questo che il credente guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere la vita terrena in pienezza, e rispondere con coraggio alle sue sfide.

Mc 12,13-17

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