Come mio nonno e mia nonna credo che molti abbiano rinunciato al pane per assicurare un futuro migliore ai propri figli, e ahimè sono convinto che anche oggi qualcuno lo stia facendo, non solo dall’altra parte del mondo, ma probabilmente nella porta accanto a quella del nostro appartamento o del nostro palazzo. E come fu per mio nonno e mia nonna, così nessun genitore oggi lo fa pesare, perché si sacrifica per amore e per un giusto senso di orgoglio. In un cuore sano e bello, il bene dei figli viene prima del proprio, la loro felicità e benessere viene prima di ogni altra cosa, sempre!
Se noi funzioniamo così, se questo è il DNA del nostro cuore innamorato, quanto più il cuore di Dio è per noi? Possiamo allora comprendere perché Gesù si arrabbi tanto con il “mercato” del tempio, dove il denaro veniva usato per il benessere della classe sacerdotale e per l’arricchimento del tempio stesso, mentre la povertà della gente si aggravava sempre più. Come avrebbe potuto il Figlio di Dio accettare il un comportamento simile? Come se un padre e una madre benestanti mettessero “in ristrettezze” i propri figli per arricchire ancora di più se stessi. Non era e non è questo il desiderio e tanto meno l’atteggiamento di Dio! I dieci comandamenti stessi sono un dono di Dio per il bene del Suo popolo. Essi parlano della relazione tra noi uomini e donne, e assicurano un rispetto reciproco che ci preservi dal farci del male gli uni gli altri. Esclusi i primi due che Dio tiene per sé chiedendoci uno spazio d’amore nella nostra vita, i restanti otto ci aiutano a valorizzare noi stessi e gli altri, per essere immagine Sua e per vedere Lui nei fratelli e nelle sorelle. Gesù riassumerà tutto in un unico grande comandamento: Ama il prossimo tuo come te stesso! (Mt22,39; Mc12,31; Lc10,27)
Per questo anche oggi dovremmo essere consapevoli che in chiesa non andiamo per accaparrarci la benevolenza di Dio ma per fare nostro questo Amore Gratuito che ci viene donato. È Dio stesso che ci convoca e ci desidera, con i sentimenti simili a quelli di una madre che aspetta che i figli tornino a trovarla e si adopera per accoglierli tutti attorno alla tavola per il tempo di un pasto, per il tempo necessario al cuore di riscaldarsi, sperando che siano in comunione tra loro e non solo con Lei. Le nostre Chiese non sono luoghi dai mattoni santi ma sono luoghi resi sacri da questo incontro, dove noi siamo gli attesi, serviti nell’Amore da quel Gesù che si chinò a lavare i piedi ai suoi discepoli, nonostante di lì a poco lo avrebbero abbandonato per paura.
Le porte delle nostre chiese poi si aprono verso l’esterno, perché rifocillati alla fonte dell’amore, torniamo lì, nelle relazioni, nelle faccende e nelle preoccupazioni di ogni giorno, forti della consapevolezza di essere nel palmo della Sua mano. Il centro della Chiesa dove mi reco per incontrare Gesù, non è la mia preghiera ma la Sua presenza per me, il fulcro è nell’Eucaristia che ci ricorda come siamo serviti per servire a nostra volta i fratelli e le sorelle che incontriamo lungo la nostra strada. Rivolgerci a Dio non ci chiude in noi stessi o in una relazione intimistica ma ci apre agli altri, ad uno sguardo di accoglienza, di accettazione, di condivisione. Ahimè invece molte volte ci ritroviamo giudicanti in nome di norme morali o di stili di vita che assumono così il tono severo di un processo che condanna e allontana. Le 10 parole dette da Dio a Mosè come legge per il popolo, non vogliono essere un metro di misura per escludere, giudicare o condannare, ma sono lo strumento per guardare alla nostra vita e cercare la strada per il bene. E ancor più diventano strumento per amare coloro che, per fragilità o per superficialità, non sanno stare sui passi di scelte buone per loro stessi e per gli altri. Il Tempio Gesù lo voleva così: luogo dove ritrovare lo sguardo d’amore di Dio per assumerlo come sguardo d’amore verso gli altri, e questa è la stessa vocazione delle nostre Chiese anche oggi!
Ai Giudei che gli chiedono un segno per giustificare le sue parole e i suoi gesti, Gesù porterà quello che per noi è la massima espressione dell’Amore di Dio: la sua Morte e Risurrezione! Il dolore fisico e umano che ha vissuto Gesù e che celebriamo nel Venerdì Santo, sfocia nella Luce della Risurrezione, che diventa per noi consapevolezza che il bene sa vincere sempre e comunque.
Possa questa Quaresima aiutarci ad entrare sempre più nella consapevolezza di questo amore gratuito che ci viene offerto per diventarne sempre più testimoni e strumenti appassionati.
Es 20,1-17 Sal 18 1Cor 1,22-25 Gv 2,13-25