Tutti abbiamo avuto (o siamo stati) quel compagno/a di classe che studiava metà di noi ma aveva i risultati sempre migliori. Gli bastava stare attento in classe o studiare un po’ e ricordava tutto. Credo che a tutti montasse un po’ di invidia e ribellione: non è giusto! Se poi quello non era un tuo compagno/a ma tuo fratello o sorella, ancora peggio.
Non sempre i risultati sono conformi agli sforzi e non sempre otteniamo ciò che ci sarebbe dovuto secondo l’impegno profuso. Ma è così, come per quella signora che piantò i fiori più colorati nel suo giardino mettendo tutta la cura e l’amore che aveva, eppure le amiche e i vicini si soffermavano su quel fiore sbucato casualmente da una crepa sull’asfalto proprio davanti casa sua, perchè era particolare e unico.
Bisogna avere occhi capaci di stupore e un cuore capace di cogliere la luce dove riluccica; bisogna avere uno spirito libero e un animo nobile e accogliente soprattutto per accettare quando i risultati non sono quelli che avevamo deciso noi. Questo ci regala il Vangelo e la prima lettura di oggi. Vorremmo essere i paladini del “giusto e sbagliato”, del “buono e cattivo”, ma non è per forza così. Quante persone hanno rincorso un bene per tutta la vita, capendo troppo tardi che non era ciò che pensavano? Quante volte ci siamo “incaponiti” su un’idea o una direzione senza ascoltare nessuno, per accorgerci tardi che era solo orgoglio e niente più?
Gesù ai discepoli invita a non chiudersi a riccio dentro la cerchia dei privilegiati, ma ad avere un cuore grande che sa riconoscere i germi di bene per valorizzarli e farli crescere, anche se l’etichetta che portano addosso è diversa e anche se seguono programmi diversi da quelli che avevano fatto loro.
In un territorio multietnico come il nostro sperimentiamo come la religione o lo stato di provenienza non siano a priori né garanzia né minaccia. Dietro c’è sempre una persona con un bagaglio di esperienze e una sensibilità, una capacità di discernimento e una mente capace di scegliere e scegliere secondo un bene o meno. Nessuno è garanzia di nulla ma tutti siamo il frutto delle esperienze e della nostra capacità di dar senso e valore a queste. Nella seconda parte del Vangelo Gesù lo dice apertamente in un testo che può sembrare perfino troppo violento e crudo: taglia e cava ciò che ti scandalizza. Ovvero non permettere che ogni esperienza ti plasmi ma sii tu ad essere fautore di ciò che ti deve formare e ciò che non ti deve intaccare. Potremmo tradurre con un bel “elimina ciò che ti inquina”, sia lo schermo del cellulare con ciò che ti fa perdere tempo ed entusiasmo, oppure le persone che ti rattristano o non ti valorizzano, o chi ha sempre da lamentarsi e criticare, o chi risolverebbe tutto con la violenza e quella violenza te la senti attaccata addosso.
Siamo figli chiamati a riconoscere i germi di luce e speranza lì dove fioriscono e ad allontanare i portatori di sventura o i predicatori di divisione, anche se magari ci abitano proprio accanto. Gesù oggi ci ricorda che possiamo scegliere: siamo immersi dentro ad un circuito di violenza e pace, di giustizia e ingiustizia (spesso tristemente chiamata furbizia) e noi possiamo abbracciare o allontanare a seconda della scelta che facciamo. Facciamole queste scelte e facciamole chiedendo la Grazia di uno spirito libero e un animo nobile e accogliente per valorizzare la Sua presenza di Bene, anche se nascosta dietro ad un volto sconosciuto, che sia di una persona o di una nuova esperienza.
Num 11,25-29 Sal 18 Giac 5,1-6 Mc 9,38-43.45.47-48
“Chi non è contro di noi, è per noi”. Questa frase giustamente è ritenuta il fondamento della tolleranza cristiana. Eppure Gesù ha anche detto (Matteo 12, 30 e Luca 11, 23): “Chi non è con me, è contro di me”, frase diventata addirittura proverbiale, per indicare chi non prende posizione, chi non si schiera con chi dovrebbe. Già questo indica che le due frasi del Vangelo non sono in contraddizione, perché si situano in ambiti diversi. Della prima abbiamo detto; la seconda riguarda la posizione da prendere nella lotta contro il male, l’ astenersi dallo schierarsi dalla parte della verità. Di questo il più significativo rappresentante è Ponzio Pilato, che chiede a Gesù he cosa sia la verità e poi si lava le mani.