Conosciamo don Marco Bertin

Santa Messa celebrata da don Marco Bertin nuovo cappellano dell’UP

San Filippo Neri – sabato 2 Ottobre – ore 18.00
San Bellino – domenica 3 Ottobre – ore 10.30
Santissima Trinità – domenica 3 Ottobre – ore 18.30


CONOSCIAMO DON MARCO BERTIN

Il Cappellano e nuovo cooperatore per le tre parrocchie dell’Unità Pastorale Arcella

Caro don Marco, appena abbiamo avuto notizia della tua nomina, ti abbiamo fatto posto fin da subito nei nostri cuori e nelle nostre preghiere.
Ti siamo grati per aver accolto con fede il compito impegnativo ma avvincente di essere Cappellano oggi e in questo luogo. Sarai pastore di tre Parrocchie che trovi pronte per riprendere il cammino con un nuovo compagno di viaggio.
Sarai per noi Maestro, ma anche fratello; ti assicuriamo la nostra buona volontà, ti offriremo le nostre idee e le nostre tradizioni di popolo cristiano, assieme alla preghiera perché la tua missione sia sempre sostenuta dalla Grazia.

QUANDO UN INGEGNERE DIVENTA PRETE

Don Marco Bertin compirà 35 anni il prossimo 28 settembre ed è cresciuto insieme ad altri due fratelli e due sorelle a Perarolo di Vigonza, dove abita tuttora la sua famiglia, che gestisce una ditta di serramenti a Peraga. Dopo gli studi scientifici si è laureato in ingegneria elettronica nell’Università di Padova ed è stato per due anni ricercatore nello stesso Ateneo.
Marco ha seguito la sua vocazione ed è entrato nel Seminario di Padova. Ha dovuto lottare con la mentalità legata agli studi fatti, non è stato facile abbandonarsi nelle mani di un Maestro che non ha dove posare il capo, né accettare di andare dove tu non hai scelto, e nemmeno riconoscere che i risultati del servizio di un prete non seguono logiche matematiche e nemmeno regalano certezze.
Nel ricordo dell’ordinazione don Marco Bertin ha scritto una preghiera di Madeleine Debrel: «Facci vivere la nostra vita, non come un gioco di scacchi, dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fine…. come una danza, fra le braccia della tua grazia ».
Parole che esprimono bene il cammino interiore di questi anni che ha visto Marco quasi in lotta con Dio e con la sua chiamata che appariva reale e solida, ma anche inquietante e rischiosa.
Come Mosè di fronte al roveto ardente, ogni chiamato cerca di difendersi, non si sente all’altezza di quello che chiede Dio, ma alla fine cede perché si fida di Dio. Forse è proprio questo uno dei segni più chiari di una vocazione che trova nei profeti dei testimoni illustri: Isaia si sente come un uomo dalle labbra impure, inadatto a compiere la missione che Dio gli affida; Geremia resiste opponendo a Dio la sua giovinezza e la sua incapacità di parlare; Amos vorrebbe restare a coltivare i suoi campi invece di complicarsi la vita. Alla fine tutti cedono di fronte alla dolce insistenza di un Dio che non “usa” le persone, ma le associa alla sua missione e con loro si impegna nel momento stesso in cui le chiama.

Non è facile per un ingegnere, ma anche per tutti noi, lasciarsi guidare nei passi di questa particolare danza con Dio e con i fratelli, la tentazione di guidare la danza è sempre forte.

La bellezza e la musicalità del Vangelo accompagni il cammino di questo giovane ballerino che affidiamo al Signore e alla cura materna di Maria.
(tratto dalla Difesa del popolo)

3 commenti

Rispondi a Michele LoreggianCancella risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *